Pet theraphy, le teorie e i meccanismi sulla interazione uomo-animale

ABSTRACT EVENTO

“PET THERAPY, LE TEORIE E I MECCANISMI SULLA INTERAZIONE UOMO-ANIMALE” è stato il tema discusso nel corso del meeting organizzato dal Lions Club Fabriano tenuto sabato 01 febbraio 2020 presso i locali di Palazzo Stelluti-Moscatelli inFabriano. I relatori, introdotti dal Presidente Dr. Mauro Del Brutto, sono stati il Prof. Fulvio Laus e la Dr.ssa Monika Delmanowicz. Ospite d’onore il Prof. Andrea Spaterna, Prorettore con delega alla Cooperazione Territoriale e Terza Missione dell’Università di Camerino, che ha effettuato una prefazione sul tema della serata. La Dr.ssa Delmanowicz, dall’alto delle sue competenze professionali che comprendono scienze della formazione, psicomotricità, pedagogia, gestione di Interventi in Educazione Assistita con gli Animali, ha duettato con il Prof. Laus, Docente e Ricercatore con incarichi di alto profilo scientifico e accademico presso l’Università di Camerino, medico veterinario con accreditamento ministeriale per il monitoraggio dei soggetti coinvolti negli Interventi Assistiti con Animali. Da qui la classificazione in Terapia, Educazione, Attività assistita con gli animali da attuare con il coinvolgimento di un’équipe multidisciplinare in grado di gestire la complessità della relazione uomo-animale seguendo stringenti modalità operative. Le specie maggiormente coinvolte sono rappresentate dal Cane, Cavallo, Asino, Gatto e Coniglio, selezionati per avere requisiti sanitari e comportamentali idonei a sostenere tale interazione e monitorati dal medico veterinario per la tutela e benessere degli stessi. Il Prof. Laus ha esordito analizzando le basi biochimiche coinvolte durante i processi relazionali con
gli animali e sottolineando che l’interazione “soggettiva” (animale considerato come soggetto superando il concetto di oggetto da sfruttare) rappresenta già di per sé fonte di beneficio per l’essere umano. Ricerche scientifiche Internazionali hanno appurato che gli animali “domestici” o da “sella”, possono svolgere un importante ruolo di mediatori nei processi terapeutico-riabilitativi ed educativi ed il loro coinvolgimento deve seguire dei protocolli oramai codificati. L’impiego degli animali in vari ambiti terapeutici determina non solo una migliore risposta del paziente ma spesso concorre alla riduzione
dell’uso dei farmaci, con ulteriori vantaggi sia per la qualità della vita che in termini di costi per la collettività. La Dr.ssa Delmanowicz ha proseguito dimostrando come la relazione con l’animale possa riaccendere l’interesse verso gli altri esseri umani attraverso stimoli sensoriali tattili e visivi, creando così un’empatia che induce anche pazienti depressi e in isolamento sociale a reagire e sentirsi utili. I benefici della relazione sono evidenti soprattutto nei bambini nei quali l’animale, oltre a catturare l’attenzione, stimola l’accettazione di sé; negli anziani nei quali si registra anche un effetto positivo sul piano fisico, oltre che psichico, in quanto i pazienti vengono stimolati a compiere attività motorie (accudimento dell’animale, passeggiate) ma anche nei confronti dei soggetti in detenzione carceraria nei quali si registra una diminuzione dei fenomeni depressivi e di isolamento sociale. Autismo, dislessia, disturbi dell’alimentazione, disturbi psicomotori, ipertensione, rappresentano solo alcune delle patologie o condizioni sulle quali ricerche scientifiche, studi ed esperienze sul campo, hanno dimostrato i benefici effetti della pet therapy. In questo senso più che esplicativi sono stati gli esempi portati dalla pedagogista la quale ha riferito che se un soggetto, a causa di alcune condizioni patologiche, manifesti incapacità o disinteresse nell’ autogestire alcune funzioni (igiene personale, consumare pasti autonomamente) praticando un percorso di vita attiva con l’animale può essere in grado di sviluppare le funzioni cognitive, emotive e motorie tali da aumentare in modo significativo le proprie capacità di autonomia comportamentale e di stima verso se stesso. A conclusione della relazione è stato portato ad esempio il caso di Anna, una ragazza di 38 anni con autismo e fobia patologica dei cani che è riuscita, dopo un anno di lavoro di squadra comprendente la preparazione dell’animale, dell’operatore e più in generale del coinvolgimento attivo di un’équipe multidisciplinare che ne ha curato il progetto d’intervento, a raggiungere atteggiamenti relazionali assolutamente positivi sia con l’animale che con il resto della società.
Estratto da articolo di Daniele Gattucci https://www.facebook.com/GiornalistaDanieleGattucci del 02/02/2020.

PRESIDENTE COMITATO MARKETING E COMUNICAZIONE

ANDREA RIVOSECCHI

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